Com’è nato il progetto della nuova cantina Ioppa? Prima di tutto dalla volontà di raccontare ed emozionare e da un’idea semplice ma potente:
Com’è nato il progetto della nuova cantina Ioppa? Prima di tutto dalla volontà di raccontare ed emozionare e da un’idea semplice ma potente:
Combinare estetica e funzionalità in ogni ambiente. L’area degustazione, la vendita, la sala riunioni, l’area museale e infine la cantina.
L’oggetto del racconto è il traguardo dei 170 anni di attività della famiglia Ioppa, tradotto in spazi e forme che vogliono rispecchiare l’essenza di chi lo vive e di chi gli appartiene.
La scala, il museo, gli espositori e le luci sono i protagonisti principali di questo racconto. L’incipit si concretizza nella scala che in tal modo rappresenta la ciclicità della famiglia e della natura, una scala che richiama vite e viticci, e che collega i due piani della nuova struttura e della storia della cantina.
Il museo è il cuore del racconto, dove il percorso famigliare e aziendale si cristallizza su pannelli materici e diventa tradizione. Ogni pannello, realizzato in dibond con stampa diretta, infatti racconta un ventennio della storia che ha contraddistinto l’unicità del luogo e del prodotto.
Gli espositori, dove spiccano i dieci vini prodotti dalla cantina, ognuno con la sua unicità, sono quindi il filo conduttore della storia.
Ho presentato ogni bottiglia in un modo diverso per raccontare la sua peculiarità, ma mostrandola allo stesso tempo in successione nel mobile espositivo, in cui si articolano le dieci etichette prodotte dall’Azienda.
Ho disegnato questi arredi con materiali di origine naturale, nel rispetto dell’ambiente e per avvicinare il visitatore al contesto paesaggistico. In questo modo ho rapportato inoltre gli interni con gli esterni, avendo un intorno visuale così connesso sia al prodotto che alla famiglia stessa.
Le opere di falegnameria sono pezzi unici. In particolare espositori, tavoli, banconi, cassa, pannelli grafici sono disegnati da me e realizzati da un artigiano locale.
In ultimo, l’illuminazione è stata la vera sfida, tecnica ed emozionale.
Tecnica perchè il soffitto non è accessibile e non può essere forato per l’alimentazione. Quindi la valorizzazione dell’ambiente passa dall’uso di linee di pura luce che arrivano ad illuminare fino a 18 mt, con una sola alimentazione dalla parete verticale.
Stesso concetto per i faretti, che attraverso un nastro conduttore adesivo adattabile, permettono di portare la luce ovunque.
Emozione, grazie ad una luna di due metri di diametro, fatta di carta e di metallo, leggera e sospesa. Questa instilla nel visitatore la curiosità di una scena artistica, di uno spazio da vivere e da scoprire.
Pavimento Mirage
Rivestimento arredi con Fenix di Arpa
Illuminazione Davide Groppi
Sedie QuadrifoglioGroup